Correva l’anno 1983. Frank Zappa era al culmine della notorietà; molti, sia nel mondo della musica accademica, che in quello del pop, lo ritenevano uno dei più grandi musicisti viventi. Quando uscì la quinta edizione del Grove, David Ocker, che in quegli anni era il più stretto collaboratore di Frank, andò subito a controllare se, nell’ultimo volume, ci fosse il suo nome. Trovò la voce “Francesco Zappa”. Notò subito che la voce non parlava di Frank, ma di un compositore milanese della metà del ‘700. Dopo la delusione iniziale, Frank decise di documentarsi meglio sull’ omonimo musicista. Cominciò a raccogliere materiale e, forse senza volerlo, divenne uno dei pionieri della ricerca sulla musica milanese del settecento. Ebbe un vero e proprio moto di identificazione con l’antico collega e nel giro di un anno pubblicò un album, dal titolo Francesco Zappa, che conteneva alcune delle sue opere trascritte per Syntklavier. Se l’LP, da un punto di vista artistico, non rappresenta certo il momento più alto della produzione di Frank, da un punto di vista storico rappresenta sicuramente un “unicum”; la prima esecuzione moderna di opere del ‘700 veniva proposta per la prima volta in chiave pop. Per anni il nome di Francesco Zappa è stato e sarà legato a quello di Frank, ma la fama della star, oltre ad accompagnare quella del sinfonista, la oscurò, a tal punto che da molti l’esistenza di Francesco Zappa fu ritenuta una bufala bella e buona ideata per legittimare l’uscita di un album dal sapore “baroccheggiante”.

Quando venni a conoscenza di questa storia mi insorse subito l’idea di “ricambiare” il favore facendomi interprete di una ipotetica volontà del Francesco milanese: “...e se provassi a costringere alcuni famosi temi di Frank in una struttura prettamente classica come la Forma Sonata?” (e qui si parla di trascrivere per orchestra classica con strumenti “originali”, visto che Francesco di archi moderni e di corde di acciaio non ne sapeva niente). E’ la vendetta di Francesco Zappa: Zappa’s revenge...